Talamone – cenni storici

Pare che questo porto, sorto all’ombra della leggenda greca e che in epoca etrusca fu uno dei più sicuri e in quella romana un’importante via di comunicazione con le isole della Gallia e della Spagna, sia stato fondato, secondo alcuni da “Telamone” l’eroico argonauta figlio di Eaco, per altri dall’eroe troiano “Telamonio Teucro”.
Nel 225 a.C. fu testimone del tragico duello tra Galli e Romani dove furono uccisi 40.000 (alcuni asseriscono 4.000) Galli distinti con i nomi “Cenomani”, “Insubri”, “Boi” e “Senoni”.
La battaglia, memorabile per l’ordine,la qualità delle armi e il valore dei soldati, fu definita da Polibio come una delle più terribili. Per un certo periodo i Galli disponendo di molte armi riuscirono ad avere la meglio,ma poi la cavalleria romana, agli ordini dei consoli Lucio Emilio Papo e Caio Attilio Regolo, attaccandoli ai fianchi, li sconfisse ed uccise il loro re Concolitano; l’altro re Anaoreste dopo la fuga si tolse la vita secondo un’usanza celtica.
Successivamente questo promontorio con cui termina la catena dell’Uccellina conobbe per le guerre civili distruzione e rovina; le riserve a poco a poco scomparvero, molti bambini morirono di fame e le donne si adattarono ad ogni tipo di lavoro e di vita. Ad aggravare ulteriormente la situazione contribuì, nell’87 a.C. Cajo Mario allorché, con mille soldati, dopo essere scampato a Minturno ai feroci sillani, sbarcò a Talamone, liberò gli schiavi, li imbarcò con agricoltori e pastori su quaranta navi e puntò verso Roma suscitando in Silla propositi di vendetta nei confronti di chi lo aveva seguito (82 a.C.).

Talamone si estendeva in quella parte di Etruria compresa tra il Tevere e il Magra: molti la considerano di orgine Etrusca o Tirrena. Secondo il Marocchi il nome “Telamone” deriva o dall’ebraico o dal siriaco-caldaica “Telam”, che significa opprimere o far violenza come era nell’indole degli antichi Tirreni che il Carchidio definiva “.. dediti molto alla pirateria”.
La città sorgeva sul colle “Telamonaccio” o “Promontorio di Telamone” sotto cui scorreva il torrente Osa.
Le prime fortificazioni dell’attuale Talamone risalgono agli Aldobrandeschi dopo che questi l’ebbero tolto ai frati “Amiatensi”. La tradizione narra che il conte Bonifazio, padre di Ildobrandino di Santa Fiora, fece erigere sulla sommità del poggio Rocchette di Fazio una torre e la fece presidiare da un manipolo di milizie. I monaci dell’Abbazia San Salvatore dell’Amiata protestarono, ravvisando nel fatto l’intenzione di chiudere le comunicazioni con il porto di Talamone che era di loro proprietà già da tre secoli e di privarli del diritto di transito. Il conte, forte di un diritto di investitura imperiale, li cacciò.
Talamone subì molte angherie dagli Aldobrandeschi finché, nel 1303, fu venduto per 800 fiorini alla Repubblica di Siena che vi dominò a lungo tentando di ridurlo ad Emporio Marittimo capace di gareggiare con i porti di Pisa e di Genova. L’accordo stipulato dal 1356 al 1364 fra Siena e Firenze lo vide porto commerciale usato dai mercanti fiorentini per i loro traffici.
ORB411

Nel 1410 i soldati senesi, dopo molti contrasti, uscirono vincitori dai conflitti con i genovesi e con le milizie di re Ladislao di Napoli che volevano occuparlo.
Nel 1526 fu conquistato da Andrea Doria quando questi era al servizio di Clemente VII, alleato dei francesi nella lega di Cognac contro la Spagna.
Su progetto degli architetti Baldassarre Peruzzi e Antonio Maria Lari nel 1537 e dell’ingegnere militare Pietro Cattaneo nel 1548 le mura furono rafforzate e rialzate, furono costruiti grandi magazzini per le derrate alimentari e altre mercanzie atte al fabbisogno della popolazione e dei soldati senesi durante gli attacchi.
(Ricerca storico-documentaria di Andrea Casamenti – tratto dalla pubblicazione “Noi di Maremma”)